Il (nuovo) decalogo italiano della Nutrizione

10 AZIONI PER NUTRIRE L’ITALIA
dalla 1
ª Conferenza Nazionale sulla Nutrizione

La Conferenza Nazionaledal 21 al 23 febbraio, ha visto la partecipazione di tutti gli attori della nutrizione: istituzioni, società scientifiche, accademici, associazioni, filiera agroalimentare (produzione, trasformazione, distribuzione fino al cittadino consumatore).

Nel corso della tre giorni sono stati affrontati tutti i temi legati alla nutrizione: dagli investimenti in nutrizione al miglioramento dei servizi ai cittadini, passando per la malnutrizione, il ruolo della ristorazione nel promuovere la salute, la riduzione degli sprechi alimentari e la sostenibilità ambientale fino alla prevenzione attraverso i diversi canali di comunicazione.

Quello che chiude a Roma la Conferenza nazionale sulla nutrizione, è un ‘manifesto’ che affronta il tema ‘alimentazione e stili di vita’ a 360 gradi indicando 10 azioni a perseguire.

Nel dettaglio…

1) la nutrizione, declinata in nutrizione di base, preventiva e clinica è uno dei fattori determinanti del benessere psico-fisico dell’individuo, in favore del quale devono essere orientati in modo prioritario gli investimenti pubblici, sia per la tutela della salute dei cittadini, sia per favorire l’adozione di stili di vita più sani;
2) la dieta mediterranea rappresenta il paradigma che consente di conciliare una alimentazione sana e consapevole con la sicurezza dei prodotti e la tutela dell’ambiente. E’ veicolo della forza del ‘made in Italy’ e concorre alla promozione e alla tutela dell’immagine dell’Italia nel mondo, in quanto basata esclusivamente sul consumo di prodotti locali e stagionali e in nessun modo sul consumo di prodotti ultraprocessati o prodotti da coltura cellulare.

E ancora…

3) l’omogeneità delle prestazioni da parte del Servizio sanitario nazionale in ambito nutrizionale deve essere garantita da unità operative specialistiche, sia di nutrizione preventiva che clinica;
4) il contrasto alla malnutrizione, sia per difetto (specie in ambito ospedaliero) che per eccesso (sovrappeso-obesità) e la prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili devono essere considerate tra le priorità sanitarie del nostro Paese e devono essere affrontate attraverso l’adozione di un piano strategico nazionale;
5) lo sviluppo e il consolidamento di una sensibilità diffusa verso temi come la sana alimentazione e la sostenibilità ambientale non può prescindere dalla stretta collaborazione tra tutti gli attori della filiera agroalimentare, imprese agricole, di trasformazione e grande distribuzione, fino al cittadino consumatore.

Il ‘manifesto’ prosegue con…

6) l’informazione falsa, o anche solo imprecisa e fuorviante deve essere contrastata con decisione per scongiurare abitudini alimentari inadeguate e arginare i rischi di criminalizzare interi comparti produttivi, attraverso la collaborazione tra il livello centrale, il Tavolo tecnico sulla sicurezza nutrizionale, il livello locale, Tavolo tecnico regionale, le Società scientifiche e gli ordini professionali;
7) l’insegnamento della nutrizione preventiva trova la sua naturale collocazione nel corso di studi di medicina e in tutte le altre discipline sanitarie.

E infine…

8) educazione alimentare e promozione della dieta mediterranea sono temi che devono essere trasmessi precocemente alle nuove generazioni attraverso l’inserimento nei programmi didattici della scuola primaria e secondaria (incluso il sistema 0-6);
9)
 la ristorazione scolastica oltre che servizio rilevante deve diventare uno strumento per la promozione di una alimentazione varia ed equilibrata, proponendo modelli basati sulla dieta mediterranea e su approvvigionamenti da filiere territoriali;
10) la riduzione degli sprechi alimentari, tanto lungo la filiera alimentare quanto nel consumo domestico, rappresenta un fattore determinante non solo da un punto di vista etico, ma anche per il raggiungimento di un sistema alimentare sostenibile.

1.Adnkronos (2023)
2. Ministero della Salute. (2023). Nutrire è prevenire, Schillaci e Lollobrigida chiudono la Conferenza nazionale della nutrizione.


Oltre l’ambulatorio: le soluzioni Sprim per un patient engagement sempre più autonomo e digitale

Non tutti i mali vengono per nuocere. Nel periodo post-covid, gli italiani hanno mostrato una maggiore fiducia nei confronti del sistema sanitario nazionale. Infatti, secondo lo STADA Health Report 2021, un ampio sondaggio condotto su oltre 30mila persone in 15 paesi europei, l’Italia si colloca al quarto posto tra i paesi intervistati che ritengono il proprio sistema sanitario nazionale pronto ad affrontare un’altra pandemia in futuro. Questo, dunque, è un momento ideale per rafforzare e ampliare la relazione tra medico e paziente, e quindi di meglio connetterli sfruttando le potenzialità del digitale.  Il paziente diventa protagonista del proprio engagement digitale per la sua salute anche condividendo il proprio vissuto clinico con il medico che nel suo modus operandi si dimostra sempre più empatico.

Da qui nasce l’opportunità di sviluppare tools digitali che permettano al paziente di esprimere la propria opinione, informarsi, ottenere risposte accreditate e credibili, comunicare con i propri specialisti di fiducia, rispettandone tempi e privacy. Da qui, la diffusione di un approccio digital health con cui sarà possibile abbattere le distanze, snellire la burocrazia e diminuire i tempi di attesa, garantendo al contempo, una consulenza da remoto che ricalchi quella ambulatoriale.

In questo scenario, Sprim si propone di diventare il tuo main ally nello sviluppo di un patient engagement sempre più autonomo che pone il paziente al centro di un ampio spettro di possibilità di esperienze digitali.

Lo sviluppo di un therapy reminder per mezzo di landing page multidevice, la creazione di app per supportare il paziente durante la terapia farmacologica, l’ideazione di piani di disease awareness con piattaforme di approfondimento, sono solo alcune delle soluzioni personalizzate e innovative di digital transformation pensate da Sprim, società specializzata nel mondo della salute e della nutrizione.

Da questa prospettiva quindi, l’engagement del paziente verrà migliorata partendo dall’inclusione volontaria dello stesso come parte chiave della narrazione scientifica in tutto ciò che riguarda il suo percorso di cura e lo sviluppo di un “product’s lifecycle”. Il paziente informato diventerà così un alleato del sistema sanitario rappresentando una ricchezza di informazioni che impatterà notevolmente la traiettoria di sviluppo di un prodotto e la comunicazione fidelizzata tra medico e paziente permetterà un aggiornamento costante dei “patient needs”.

 


Il futuro dell’healthcare passa dalla telemedicina: ecco le linee guida del Ministero della Salute

Con il Decreto del 29 aprile 2022 il Ministero della Salute ha approvato le linee guida dedicate al “Modello digitale per l'attuazione dell'assistenza domiciliare”.

“Le linee guida organizzative – dichiara in una nota il Ministero della Salute – definiscono un modello di riferimento per l’attuazione dei diversi servizi di telemedicina nel setting domiciliare, attraverso l’individuazione di processi innovativi di presa in carico del paziente a domicilio e la valorizzazione della collaborazione multiprofessionale e multidisciplinare tra i diversi professionisti. Tale documento si inserisce nel contesto degli interventi previsti nel PNRR anche in coerenza con la riforma dell’assistenza territoriale”.

Nel dettaglio, i servizi riconosciuti dalle Linee guida sono: televisita, teleconsulto medico, teleconsulenza medico-sanitaria, teleassistenza, telemonitoraggio, telecontrollo e teleriabilitazione.

Per l'attivazione di servizi di telemedicina dovranno essere valutati, caso per caso:

- la possibilità per il paziente o per il caregiver di accedere a sistemi ed infrastrutture tecnologiche che soddisfino i requisiti minimi tecnici per una corretta e sicura fruizione della prestazione o servizio;

- le competenze e le abilità minime che il paziente deve possedere, per poter utilizzare in modo appropriato le piattaforme tecnologiche.

Le linee guida del Ministero della Salute sono arrivate in un momento di grande fermento. Secondo McKinsey oggi i servizi di telemedicina sono utilizzati 38 volte di più dell’era pre-pandemia, entro il 2026 lo Stato investirà 1 miliardo di euro per implementare nuove soluzioni e tecnologie in questo ambito.

Nello scenario in rapida crescita della digital health, anche Sprim contribuisce alla salute dei pazienti e al progresso del settore con CONNEXT TELEMEDICINA, la prima piattaforma di telemedicina privacy first sviluppata con i medici pensata non solo come soluzione per affrontare l’attuale fase di emergenza, ma soprattutto come innovativo strumento per favorire l’evoluzione del rapporto medico-paziente.

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Alimenti del futuro: ecco i nuovi trend secondo FAO

Un nuovo rapporto FAO intitolato “Thinking about the future of food safety – A foresight report” cerca di identificare, valutare e classificare i nuovi trend e i fattori che guideranno i cambiamenti futuri delle filiere agroalimentari. Questi cambiamenti, in particolare, vengono considerati dal punto di vista della sicurezza alimentare, un parametro necessario per garantire sistemi alimentari al passo con un mondo in evoluzione e sempre più attento a temi quali salute e ambiente.

Sicurezza alimentare: che cos’è?

Con una popolazione globale destinata a raggiungere i 9,7 miliardi entro il 2050, è sempre più importante parlare di sicurezza alimentare. Questo termine racchiude in sé due concetti distinti e complementari: il primo è quello di “food security”, ovvero di accesso fisico, sociale, ed economico per tutti ad alimenti sicuri e nutrienti; il secondo, invece, è food safetyche rappresenta il rispetto della qualità igienica degli alimenti in termini di parametri fisici, chimici e microbiologici.

Sicurezza alimentare: quali aree prioritarie di valutazione per la FAO?

Il rapporto presenta anzitutto l’impatto che ha avuto il cambiamento climatico in termini di capacità produttive dei sistemi agroalimentari e, come questi ultimi, si sono dovuti e si dovranno adattare per essere resilienti.
Vengono considerati fattori da non sottovalutare i nuovi comportamenti dei consumatori (sempre più attenti alle tematiche della salute) così come l’impatto delle loro richieste, che potrebbero essere accompagnate da potenziali e inesplorati rischi in termini di sicurezza alimentare. Infine, vengono esposte delle brevi descrizioni sugli alimenti emergenti, sull’attuale conoscenza in termini di sicurezza alimentare che deriva dal loro consumo, e sulle nuove tecnologie che si stanno sviluppando per garantire produzioni sufficienti sia quantitativamente che qualitativamente.
La parola “nuovo” viene usata nel rapporto per descrivere tecniche e materiali scoperti di recente, così anche per alimenti storicamente consumati in specifiche regioni del mondo, ora presenti nei mercati globali (come, ad esempio, gli insetti).

Nuovi alimenti, tecnologie e sicurezza alimentare

Una delle prime produzioni discusse in termini di sicurezza è l’allevamento di insetti commestibili, sia per il consumo umano che per l’alimentazione animale, il quale ha guadagnato un notevole interesse a livello globale grazie a potenziali benefici in termini nutrizionali, ambientali ed economiciUgualmente viene posta attenzione alla produzione di alghe (o macroalghe) e alle meduse come fonti alimentari ad alto contenuto proteico. Questi “alimenti del futuro” necessitano una valutazione approfondita dei rischi per la sicurezza alimentare così da stabilire processi di produzione igienici e quadri normativi ad hoc. Tra gli alimenti analizzati emergono anche le alternative vegetali ai prodotti di origine animale (carne, latticini, uova e frutti di mare) per cui la sicurezza a lungo termine sulla salute è ancora tema di discussione.

Per quel che riguarda l’aspetto più “tecnologico” delle produzioni emergono in particolare le biotecnologie con la produzione di alimenti a partire da substrati cellulari; per quello più “ecologico”, invece, le coltivazioni all’interno dei centri urbanizzati come le fattorie urbane di varia scala, le fattorie comunitarie e l’agricoltura verticale al chiuso (sistemi idroponici, acquaponici o aeroponici). La coltivazione nelle città mostra vantaggi in termini di food security tanto quanto necessita ancora di approfondimenti in termini di food safety, al fine di stabilire quadri normativi appropriati specifici.
Attenzione, infine, anche ai progressi nelle nanotecnologie per lo sviluppo di imballaggi innovativi, ai nuovi metodi per la produzione di alimenti (come la stampa 3D), all’automazione dei processi, all’uso dei Big Data e alla Blockchain. Aree strategiche che hanno il potenziale per migliorare la gestione della sicurezza alimentare nel panorama mutevole dei sistemi agroalimentari, ma possono anche sollevare preoccupazioni riguardo all’adozione di un accesso equo alle risorse e alla privacy dei dati.

Il modo in cui i sistemi agroalimentari si evolveranno o si trasformeranno nei prossimi decenni, avranno profonde implicazioni globali per la nostra salute. La consapevolezza globale, le capacità e le abilità di gestire la sicurezza alimentare devono rimanere in sintonia con questa progressione, così da garantire un’alimentazione adeguata alla crescente popolazione mondiale.

  1. FAO. (2022). Thinking about the future of food safety – A foresight report. Rome. https://doi.org/10.4060/cb8667en

 


Vuoi creare una strategia marketing di successo nel mondo pharma e healthcare? Parti dal patient engagement

Per creare una strategia marketing di successo nel mondo healthcare e pharma, il paziente deve essere al centro del percorso di cura e prevenzione. Non a caso, secondo uno studio condotto da MarketWatch, il mercato globale delle soluzioni per il patient engagement raggiungerà i 22 milioni di dollari entro il 2027.

Millennial e Gen Z: i veri protagonisti della digital transformation

Negli ultimi anni i pazienti sono diventati più consapevoli e pronti ad avere un ruolo attivo nei percorsi di trattamento. La chiave per interpretare queste nuove esigenze è quella di coniugare l’efficacia clinica con la costruzione di un’esperienza soddisfacente per gli assistiti, attraverso una customer journey attentamente strutturata.

I millennial rappresentano ormai un’importante fetta del mercato e di conseguenza un elemento imprescindibile di ogni strategia di comunicazione. Un recente rapporto di Salesforce sulla digital transformation nell’healthcare mostra come Millennial e Generazione Z condividano standard molto elevati per quanto riguarda personalizzazione e coinvolgimento in ambito sanitario, dimostrandosi favorevoli a soluzioni immediate e integrate con il proprio stile di vita.

Dai social network ai dispositivi intelligenti, come smart band e smart watch, alla telemedicina: le nuove generazioni si aspettano che aziende, operatori e sistemi sanitari utilizzino tecnologie e strumenti innovativi per offrire dei servizi veloci, di qualità e personalizzati.

I social al centro della comunicazione pharma e healthcare: opportunità e limiti

Grazie alla digitalizzazione, il web è diventato uno strumento importante nella comunicazione con i pazienti. Ogni minuto vengono effettuate circa 70.000 ricerche web in materia di salute, cifra che corrisponde al 7% del totale delle ricerche quotidiane su Google. Inoltre, il 42% degli utenti che cercano informazioni di salute sui social media, legge le recensioni di altri consumatori prima di prendere decisioni legate a cure o trattamenti di prevenzione. (Pewresearch)

È quindi fondamentale per le realtà nel mondo pharma e healthcare essere percepite come affidabili dagli utenti: la comunicazione online deve essere finalizzata a costruire una relazione diretta e personalizzata con il paziente.

In questo contesto il web listening è fondamentale, poiché permette di raccogliere informazioni preziose sul paziente, consentendo alle aziende di comprendere i suoi bisogni, valutare la customer journey e capire come questa può essere migliorata. L’Ascolto del web è importante anche per le aziende che vogliono monitorare la reputazione del proprio marchio e il proprio posizionamento rispetto ai competitor.

Vuoi aumentare l’engagement dei tuoi pazienti e migliorare la tua presenza online? Sprim ti aiuta a creare una strategia al passo con gli ultimi trend e in linea con le tue esigenze, contattaci per conoscere i nostri servizi!

 


Pranzo all'aperto con amici

Uno sguardo ai food trend 2022: sostenibilità e salute al centro

Se l’anno scorso anche per il settore alimentare è stato un anno di assestamento alle nuove condizioni sociali imposte dalle restrizioni per limitare la diffusione del virus, quest’anno, il focus per consumatori e produttori sembra essere un altro, ovvero quello di contribuire con l’alimentazione a supportare il proprio benessere, con un occhio di riguardo anche verso il pianeta. Alimenti funzionali, prodotti con valore aggiunto e salute sono le parole chiave delle tavole 2022! Quali sono dunque i food trends nel “radar “di Nutrimi?

Foraging o fitoalimurgia

Con il foraging, o fitoalimurgia, ci si riferisce a quella branca della scienza che si occupa di indagare quanto e se le piante selvatiche (foglie, fusti, germogli, fiori, radici, tuberi, bulbi e bacche) siano commestibili e/o potenzialmente dotate di proprietà fitoterapiche (1). Potrebbe essere definito più semplicemente come “l’andar per boschi” come pratica di alimentazione sostenibile, prendendo dalla terra ciò che la terra spontaneamente offre (in Italia, ad esempio, possiamo trovare la cicoria, la carota selvatica, ma anche il tarassaco, l’ortica e la borragine).
La pratica del foraging oltreoceano sta ottenendo un ruolo non marginale anche nell’industria alimentare grazie a varietà botaniche quali moringa e curcuma. La moringa, pianta appartenente alla famiglia delle Moringaceae e usata dagli antichi egizi sia come alimento che per la produzione di oli cosmetici, grazie ai valori nutrizionali contenuti in foglie e semi, è un ingrediente importante per molte tradizioni gastronomiche orientali ed oggi uno dei candidati a diventare “superfood” 2022.

Autoproduzione e produzione sostenibile

A fronte dell’impatto positivo che negli anni hanno avuto i diversi progetti di rigenerazione ambientale legati all’agricoltura urbana, periurbana e metropolitana (2) e tipici delle Food Policy, nel 2022 questo paradigma di coltivazione diventa tendenza. Si stima infatti un incremento delle pratiche di agricoltura e orticoltura urbana , caratterizzate dalla disponibilità di piante ed erbe sempre fresche sottoposte a regime colturale in idroponica o acquaponica, ortaggi coltivati in serra utilizzando esclusivamente energie rinnovabili nonché produzioni agricole 4.0 che sfruttano le tecnologie per produrre alimenti sani e sostenibili.
Fuori dai centri urbani, invece, si assiste ad un incremento delle pratiche di agricoltura rigenerativa e di approcci agro-ecologici alle produzioni alimentari. Le prime sono correnti agricole affini alla permacultura (o conservazione consapevole ed etica degli ecosistemi produttivi) e il loro scopo principale è rigenerare la qualità del suolo ad ogni ciclo produttivo mimando i processi naturali di formazione dell’humus (sfruttando tecniche come, ad esempio, l’avvicendamento colturale in opposizione al sistema delle monoculture tipico dell’agricoltura intensiva e depauperante). Rispetto al secondo termine invece, con il 2022 si assiste ad un’enfatizzazione della componente più sociale dell’agroecologia, ricercando sempre più prodotti che arrivano da pratiche di agricoltura familiare e/o prodotti che consentano un riallacciamento dei rapporti città-campagna (3).

“Bevande della salute” e reducitarianesimo

La pandemia ha portato ad un rinnovato interesse per il benessere in generale e, in risposta a questa richiesta, imprese e attività si sono attivate proponendo nuovi prodotti salutari sul mercato. Tra questi, svettano soprattutto bibite funzionali come tonici frizzanti con prebiotici, bevande con claim salutistici e cocktail da aperitivo alcol-free, realizzati con set di particolari botaniche e cortecce dalle proprietà fitoterapiche. Ad accompagnare il beverage anche un regime alimentare principalmente basato sulla ricerca di alta qualità e salute. La dieta più di tendenza del 2022 sembra sarà infatti quella reducetariana (che prevede la riduzione nel consumo di alimenti di origine animale e la scelta di consumarli, quando consumarli, solo se di buona qualità e derivanti da una produzione sostenibile ed etica).

Funghi

Questo trend unisce i concetti dei trend precedenti: sostenibilità, foraging e salute umana. Fin dall’antichità i funghi sono considerati “elisir di lunga vita”, in quanto fonti di aminoacidi essenziali e polisaccaridi, prontamente disponibili e offerti dal suolo in condizioni di umidità, con un alto livello di rendimento necessario a sfamare una popolazione sempre crescente. Oggi i funghi e i loro sottoprodotti vengono considerati una delle tendenze più innovative per garantire prodotti fortificati, mangimi, o anche semplici alimenti sani e salutari al più della popolazione, attestandosi tanto come trend quando come strategia vincente nel campo della nutrizione e dell’alimentazione umana e animale (4).

 

Fonti: 

1. Paura, B., Di Marzio, P., Salerno, G., Brugiapaglia, E., & Bufano, A. (2021). Design a database of Italian vascular alimurgic flora (AlimurgITA): Preliminary results. Plants, 10(4), 743.
2. Langemeyer, J., Madrid-Lopez, C., Beltran, A. M., & Mendez, G. V. (2021). Urban agriculture—A necessary pathway towards urban resilience and global sustainability?. Landscape and Urban Planning, 210, 104055.
3. Giacomelli, M., & Calcagni, F. (2022). Borgofuturo+: un progetto locale per le aree interne. Borgofuturo+, 1-219..
4. Kumar, H., Bhardwaj, K., Kuča, K., Sahrifi‐Rad, J., Verma, R., Machado, M., … & Cruz‐Martins, N. Edible mushrooms enrichment in food and feed: A mini review. International Journal of Food Science & Technology.


Cestino con rifiuti organici

Spreco alimentare domestico in Italia: con la pandemia risalito del 15%

Secondo l’ultimo rapporto pubblicato da Waste Watcher International su iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, in Italia, dopo il trend positivo registratosi nel 2019, sembra che la pandemia abbia contribuito a una riduzione dell’attenzione collettiva sul tema degli sprechi alimentari. Questi ultimi, tuttavia, restano ancora un grande problema ambientale, sociale ed economico nonché fulcro delle strategie politiche adottate dall’Unione Europea per combattere il cambiamento climatico (dall’Agenda 2030 con l’SDG 12.3 fino alla più recente strategia Farm to Fork), pertanto, conoscere i limiti e il contesto nazionale può essere un valido modo per capire dove e come intervenire così raggiungere gli obiettivi prefissati.

Il caso Italia 2022

Partendo da un confronto tra quanto registrato nel rapporto 2021 (riferito al 2020) e nel rapporto 2022 (riferito al 2021) emerge chiaramente come lo spreco settimanale pro-capite sia aumentato di ben 66,3 grammi, passando da 529 g a 595,3 g pro capite settimanali, per un totale di 30.956 kg l’anno di alimenti sprecati, circa il 15% in più rispetto l’anno precedente. Un dato ancor più preoccupante se lo si espande a livello nazionale e si considera lo spreco domestico annuo italiano nella sua interezza, il cui valore si attesta a circa 1.900.000 tonnellate. Questo fenomeno, in generale, si inasprisce nei nuclei famigliari senza figli (+12%), nei ceti Medio-Basso (+12%), nei ceti Popolari (+7%) e nei piccoli centri urbani sotto 100mila abitanti (+7%), mentre le grandi città sembrano sprecare ben il 12% in meno rispetto alla media nazionale. La distribuzione territoriale degli sprechi vede comportamenti “più virtuosi” al Centro-Nord Italia, mentre al Sud i dati sono meno incoraggianti, tant’è che si spreca il 18% in più del valore della media nazionale.

Quali alimenti si sprecano di più e perché?

Le categorie di alimenti che finiscono maggiormente tra i rifiuti restano pressoché invariate rispetto al rapporto dell’anno precedente. Nella “top five” degli sprechi settimanali, infatti, si registrano frutta fresca (25,5 gr), insalate (21,4 g), pane fresco (20 g), verdure (19,5 g), Liliacee e tuberi (18,7 g), tutti alimenti altamente deperibili e di ridotta shelf life che in parte “giustificano” la ricorrenza dello spreco. Per approfondire le motivazioni del perché si spreca, è stato chiesto alle famiglie tramite questionario di dare una spiegazione e, da questo, è conseguita come motivazione principale la dimenticanza.
Il 47% delle famiglie, infatti, pensa di sprecare perché si dimentica di aver acquistato prodotti deperibili, il 46% ritiene che la colpa sia attribuibile all’interruzione della catena del freddo tra acquisto e conservazione domestica, il 35% che gli alimenti comprati siano già vecchi, il 33% spreca perché acquista in eccesso per paura di non avere abbastanza e il 30% dichiara di commettere errori nella pianificazione della spesa. A queste motivazioni sono state affiancate anche le motivazioni del perché gli esterni al proprio nucleo famigliare sprecano, evidenziando un paradosso. Se infatti si osservano le risposte a questo secondo interrogativo si può notare come le motivazioni precedentemente esposte vengano ribaltate. Le altre famiglie sprecano perché “acquistano troppo”, “si dimenticano”, “non apprezzano gli avanzi”, “non sono capaci di conservare”. Al contrario, come sopra riportato, le motivazioni del proprio spreco sono riconducibili in primis a problematiche esterne, come “i prodotti sono troppo facilmente deperibili”, “gli alimenti venduti sono già vecchi”, etc.
Questi dati evidenziano che tra i problemi ancora persistenti vi è sicuramente la tendenza ad “autoassolversi”, limitando la possibilità di uno sviluppo reale di buone pratiche soggettive.
In considerazione di ciò, tra gli obiettivi da perseguire a livello individuale, ma soprattutto collettivo ed istituzionale, risulta importante continuare ad investire tempo e risorse in nuove proposte che mettano al centro programmi di educazione alimentare ed ambientale e consentano di sviluppare una cultura del cibo in linea con le nuove necessità.

 

Fonte: 

1. Spreco Zero (2022), Conferenza per la 9^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco Alimentare One health, one earth. https://www.youtube.com/watch?v=kXt6U0nUSpo&t=604s

 


Alternative vegetali al pesce: uno dei food trend sostenibili del 2022

Tra le ultime tendenze in campo alimentare, oltre agli ormai noti prodotti vegetali sostitutivi alla carne o ai prodotti lattiero-caseari, come la più famosa “fake meat” e le bevande vegetali, stanno emergendo anche sostituti veg ai prodotti ittici, i cosiddetti alt fish o “pesce vegetale” (1).
Ridurre il consumo di prodotti ittici allevati intensivamente sembra essere potenzialmente vantaggioso per l’ambiente e, in alcune situazioni, anche per la salute umana, in particolare in quei luoghi dove la pesca viene condotta senza criteri e in acque contaminate, portando i consumatori ad assumere involontariamente metalli pesanti e mercurio (riscontrati recentemente in abbondanza soprattutto nel tonno) che potrebbero avere effetti nefrotossici, epatotossici e neurotossici (2).
In ogni caso, a prescindere da queste situazioni “estreme”, il pesce, grazie ai suoi preziosi nutrienti tra cui amminoacidi essenziali e acidi grassi omega-3, resta un alimento importante della nostra alimentazione (come ricordano anche FAO, OMS e linee guida per una sana alimentazione (CREA)) ma, di fronte ad un pianeta che si dirige verso una crescita esponenziale della popolazione, con annesso un inevitabile aumento della domanda alimentare e di quella di nuovi regimi (vegano, vegetariano, plant-based), è importante poter assicurare a tutti il soddisfacimento degli stessi bisogni senza rischiare di compromettere le risorse per le generazioni future.

Come viene prodotto il pesce vegetale?

L’obiettivo principale dell’alternativa vegetale è riuscire ad offrire un prodotto capace di imitare a livello sensoriale e nutrizionale le caratteristiche del pesce che, in generale, presenta un contenuto di acqua pari al 70-80%di proteine pari al 15-20%, di lipidi al 2-5% e di carboidrati e micronutrienti al circa 2% sul totale della massa.
L’ingrediente principale per ottenere questi prodotti è costituito dalle proteine di origine vegetale e nei casi più efficienti l’estrazione di quest’ultime avviene a partire dagli scarti di lavorazione in ottica di economia circolare e riduzione degli sprechi lungo la filiera (1,3). Tra le materie prime utilizzate primeggiano i legumi (soia, piselli, lenticchie e ceci), gli pseudocereali (quinoa e grano saraceno), i cereali (grano, riso e sorgo), i tuberi i semi oleosi (1) ma anche le alghe e i funghi, dalle cui micoproteine sono state recentemente ottenute valide formulazioni proteiche (3).
In molti casi, le proteine estratte da matrice vegetale, dopo essere state sottoposte a diversi trattamenti, si sono mostrate ingredienti con composizione confrontabile in termini di amminoacidi essenziali rispetto ai prodotti di origine animale (come nel caso delle proteine estratte dalla soia che presentano punteggi PDCAAS pressoché equivalenti a quelli dei prodotti ittici) (1,4). Oltre alle proteine, per la preparazione di questi alimenti sostitutivi, vengono utilizzati anche Sali ad alta forza ionica che, interagendo con gli ioni (come, ad esempio, calcio e magnesio) possono contribuire a donare un effetto gelificante superiore, ma anche lipidi (come EPA e DHA) che ne influenzano texture e proprietà nutrizionalifibre alimentari che agiscono come riempitivi, leganti o estensori, compattando ulteriormente la neonata matrice alimentare (1,3) e, ultimi ma non ultimi coloranti e conservanti (4).

Gli alimenti sostitutivi sono davvero valide alternative a livello nutrizionale?

Nonostante le buone intenzioni, il fatto che questi sostituti vegetali presentino un numero elevato di ingredienti desta non poche preoccupazioni in molti ambienti, tra cui quelli che usufruiscono dei sistemi di classificazione NOVA, che includono queste alternative vegetali nel 4° gruppo, ovvero tra gli alimenti ultra-processati collettivamente considerati meno salutari (4). D’altro canto, se si parla invece di sicurezza alimentare, pilastro ormai imprescindibile per assicurare un corretto stato nutrizionale a tutta la popolazione, questi prodotti sembrano avere un impatto indiretto sui paesi a medio-basso reddito: a prescindere infatti dalla presenza di un notevole numero di ingredienti, questi alimenti sono stati pensati per garantire un corretto apporto di nutrienti in linea con quanto presente nei prodotti ittici che emulano e anche una parziale sostituzione degli abituali ultra-processati con questi nuovi prodotti potrebbe sopperire alle carenze nutrizionali che molte diete locali presentano. Tuttavia, per poter effettivamente confrontare la valenza di queste alternative vegetali rispetto ai prodotti della piscicoltura e agli altri ultra-processati sono necessarie ulteriori ricerche.

 

Fonti: 

1. Kazir, M., & Livney, Y. D. (2021). Plant-Based Seafood Analogs. Molecules, 26(6), 1559.
2. Bose, R., Spulber, S., & Ceccatelli, S. (2021). Methylmercury Exposure and Developmental Neurotoxicity: New Insights from Neural Stem Cells. Handbook of Neurotoxicity, 1-23.
3. Alcorta et al. (2021). Foods for Plant-Based Diets: Challenges and Innovations. Foods
4. Marwaha, N., Beveridge, M., Phillips, M. J., Komugisha, B. R., Notere Boso, D., Chan, C. Y., … & Wiebe, K. (2020). Alternative seafood: Assessing food, nutrition and livelihood futures of plant-based and cell-based seafood.


Telemedicina e nuove tecnologie? Se tra medico e paziente c’è fiducia, la relazione cambia (ma in meglio)

Una cosa è certa: l’anno e mezzo di tempo pandemico ha inciso profondamente sul rapporto fra i medici di famiglia e i loro assistiti. Se la tecnologia per alcuni di noi è venuta in soccorso all’impossibilità di frequentare ambulatori o di ricevere visite a domicilio, per altri invece ha allargato il fossato della relazione con il proprio medico. Per capire meglio quanto e come sia variato questo rapporto, Corriere Salute ha promosso un sondaggio su Corriere.it a cui hanno risposto oltre 5mila lettori. Ci si è chiesto se la frequenza, l’intensità, la tipologia di relazione sia mutata. Se i rapporti siano stati facili o difficili, se si siano introdotte nuove modalità o strumenti di relazione anche legati alla tecnologia e alla interconnessione. Al Tempo della Salute ne abbiamo parlato con Valentina Di Mattei, responsabile Psicologia clinica, Ospedale San Raffaele, Università Vita e Salute, Milano; Antonella Ferrari, medico di Medicina generale, Milano; Alan Pampallona, direttore Fondazione Giancarlo Quarta con la moderazione di Luigi Ripamonti. Su un punto tutti si sono dichiarati d’accordo: indietro, ormai, non si torna.

Metodologia

«L’obiettivo era misurare e capire gli effetti della pandemia sulla relazione medico e paziente, in particolare del medico di medicina generale, che a causa del distanziamento è cambiata ancora di più», ha premesso Pampallona. «Tre gli elementi intorno al quale si muove il sondaggio: il paziente come si percepiva e le variazioni della percezione del proprio medico e infine una serie di domande aperte sul miglioramento e i peggioramenti che aveva portato questa situazione e i suggerimenti». La ricerca utilizza un questionario CAWI proposto ai lettori di Corriere. La partecipazione era spontanea e senza incentivi. Il messaggio di invito era trasparente: si invitava a rispondere ad una survey sulla relazione tra medico e paziente. Complessivamente si sono raccolti circa 5.757 questionari suddivisi tra le varie fonti. Di questi, circa 4.800 rispondenti hanno consultato il medico negli ultimi docici mesi e hanno risposto alle domande relative alla relazione tra medico e paziente. L’età media di partecipanti è di 60 anni, ben distribuito fra uomini e donne, più del Nord Ovest, alto livello scolastico e professionalmente molto attivi. I temi affrontati nel questionario: percezione del proprio stato di salute; utilizzo del proprio medico negli ultimi 12 mesi: frequenza e motivi; non utilizzo del medico: motivi; soddisfazione verso il proprio medico e variazione nell’ultimo anno; soddisfazione per gli aspetti di assistenza; soddisfazione per gli aspetti di relazione; adozione di nuove forme di comunicazione. Le conclusioni? «La pandemia, ma credo non solo nella relazione medico paziente, non è stata la causa di una crisi, ma più una lente di ingrandimento che ha messo in evidenza determinati aspetti, è stato un detonatore da un parte o un aggregatore di certi elementi dall’altra. Si sono evidenziati mondi diversi e prospettive diverse anche su dati oggettivi come il numero troppo elevato di assistiti: chi è insoddisfatto dice bisogna sgravare il medico, chi è insoddisfatto dice che è una scusa per non interagire con il paziente. Cito Domenico Modugno: la distanza, il distanziamento è come il vento spegne i fuochi e le relazioni deboli, alimenta quelle forti».

Medici burocrati?

La domanda d’obbligo ad Antonella Ferrari. «Sono medico di medicina generale da 22 ani ed è stata una scelta professionale voluta e decisa con grande impegno — ha detto — . La pandemia ha modificato la nostra attività, ma anche in modo positivo. I miei pazienti mi possono contattare via WhatsApp. Su 100 medici, 50 magari non li trovi ma 50 sì e di questi non si parla mai. Poi sicuramente l’assenza di un medico è una cosa inqualificabile ma non tutti lavorano così. Questi sistemi tecnologici hanno consentito di essere contattati da pazienti che prima non sentivi, ad esempio gli adolescenti. Inoltre mi ha stupito constatare che questi canali digitali non erano utilizzati solo da ragazzi o da persone di mezza età ma anche della terza età. Credo che i dati del sondaggio dimostrino che o tu ce l’hai questo rapporto medico-paziente o non ce l’hai. Se ce l’hai, è bello. La tecnologia ha consentito nella distanza fisica di avere una vicinanza morale che se svolgi bene il tuo lavoro, è unica».

La tecnologia e l’allontanamento

Valentina Di Mattei ha proposto una riflessione «sul campo» nella sua esperienza ospedaliera. «La telemedicina è di fatto uno strumento della cura e in questo anno e mezzo effettivamente l’abbiamo studiata e approfondita perché, in quanto strumento, rientra in un concetto molto caro alla psicologia che è il “setting”, cioè quella specie di cornice a tutte le relazioni sanitarie che facilita lo svolgersi della relazione. Regole fondamentali del setting che tornano utili: la neutralità e la distanza». Anche e soprattutto intesa come distanza relazionale: quanto bisogna essere vicini al paziente perché la relazione sia efficace. Siamo andati a cercare il tema della distanza in medicina e sono finita ad Ippocrate che descrive l’agire medico in tre atti : tocco (diagnosi), rimedio (terapia) e parola (dialogo). Nella medicina recente abbiamo visto un allontanamento del medico dal malato e il primo è la diagnostica. Nell’era ipertecnologica in cui viviamo hanno fatto sì che il medico abbia fatto un passo indietro rispetto alla semeiotica attraverso il tocco. Il secondo allontanamento del medico dal paziente probabilmente è quello che stiamo vedendo adesso attraverso la telemedicina: gli effetti però i studieremo o e li capiremo nel tempo».

Il cambiamento in ospedale con la telemedicina

All’ospedale San Raffaele di Milano, dove la professoressa Di Mattei lavora, la telemedicina è stata introdotta dal 2018. «Nel 2019 eravamo pronti. I pazienti che sono andati in ospedale si sono ritrovati immediatamente da soli. Attraverso la telemedicina abbiamo avuto possibilità di mettere in contatto i pazienti in isolamento con le famiglie. La telemedicina è qualcosa che in questo momento preserva di più la relazione medico paziente. Abbiamo iniziato ad usarla anche con il personale sanitario, come supporto.. Ho avuto diverse persone molto giovani tra cui uno infermiere di 22 anni, laureato a gennaio 2020 e inserito in reparto Covid a febbraio. Mi raccontava un’esperienza professionale particolarmente “tosta” . Abbiamo cominciato in ospedale e poi lui ha continuato da casa. Il fatto di poter entrare fisicamente anche nelle case e nelle camere, grazie alla telemedicina, è per noi una cosa nuova e aiuta nella relazione».

Percezione del proprio stato di salute

Prima di approfondire la relazione con il medico, si è chiesto all’intervistato che stato d’animo provasse pensando alla propria condizione di salute. Si è fatto scegliere tra 5 coppie di situazioni opposte: impaurito o rassicurato, trascurato o sicuro «Cominciano a delinearsi due mondi: ci sono una serie di pazienti pessimisti su tutte le situazioni delineate e un’altra serie ottimisti», ha spiegato Pampallona. Le risposte degli intervistati sembrano dividersi in parti quasi uguali tra negativi, neutri e positivi. I rispondenti hanno mantenuto lo stesso tipo di risposta anche tra i diversi item. Il confronto con genere e età mostra che l’età non è associata a gradi diversi di ottimismo mentre il genere lo è ma in misura minima: le donne sono leggermente più «negative». Un altra variabile legata ad una migliore percezione del proprio stato di salute è il reddito.

Soddisfazione per il proprio medico. Soddisfazione generale

Come prima domanda relativa alla soddisfazione per il proprio medico è stato chiesto un giudizio generale e una misura della variazione nell’ultimo anno. Anche in questo caso , come nella domanda sullo stato di salute, vi è una suddivisione in due gruppi abbastanza bilanciati numericamente: 47% è soddisfatto e il 35% è insoddisfatto (tra molto insoddisfatto e insoddisfatto). Leggermente diversa è la risposta alla domanda sulla variazione di soddisfazione nell’ultimo anno: in questo caso prevalgono il peggioramento e la non variazione della situazione. Ma qual è la relazione tra soddisfazione attuale e variazione nell’ultimo anno? Se si incrociano le due variabili si nota che: chi oggi è insoddisfatto dichiara che la propria insoddisfazione è peggiorata nell’ultimo anno; chi oggi è soddisfatto dichiara di avere migliorato o mantenuto uguale la propria soddisfazione. Cerchiamo di capire il perché.

L’assistenza

Si sono indagati più nel dettaglio quali fossero i livelli di soddisfazione per le diverse componenti dell’assistenza fornita dal medico di medicina generale (Mmg). Il risultato non si discosta da quanto visto prima e si riconoscono ancora due segmenti distinti di pazienti. Uniche componenti che si distinguono un poco sono: velocità di evasione delle pratiche con maggiori valori positivi; assistenza a domicilio con maggiore presenza di valori negativi.

La relazione

Ulteriore approfondimento della soddisfazione per il proprio medico è costituito dalle componenti della relazione. Anche qui il risultato non si discosta da quanto visto prima: i pazienti si dividono in due gruppi distinti. Da notare che anche gli aspetti relazionali sono estremamente associati fra loro, cioè: chi è soddisfatto è soddisfatto di tutti gli aspetti relazionali, viceversa chi non è soddisfatto esprime una critica su tutti gli aspetti. Anche per gli aspetti relazionali i valori di variazione sono minimi. Solo la garanzia di un contatto sicuro nel tempo ha un peggioramento maggiore degli altri (forse la difficoltà di contatto con medico di questi ultimi 12 mesi ha influenzato la componente).

Relazione tra stato di salute, assistenza e relazione

Dall’analisi congiunta delle variabili di stato di salute, assistenza e relazione si nota che le persone che danno valori positivi allo stato di salute sono anche le stesse che sono soddisfatte dei vari aspetti della relazione con il medico. Quindi i pazienti si possono suddividere in due gruppi distinti: un primo gruppo è costituito da soggetti soddisfatti del proprio medico in generale e nei diversi aspetti assistenziali e relazionali. Queste persone hanno anche tendenzialmente una visione positiva del proprio stato di salute e si sentono seguiti curati e motivati. Un secondo gruppo è invece costituito da pazienti insoddisfatti del proprio medico. L’insoddisfazione copre tutti gli aspetti senza particolari differenze e si associa ad una visione più negativa della propria salute: si sentono più trascurati, impauriti e scoraggiati. Resta poi una fascia di soggetti che si pone nella intermedia del «né soddisfatto, né insoddisfatto» , ma è un gruppo minore che approssimativamente copre un quarto circa degli intervistati. Il giudizio sul medico non è associato a specifiche differenze sociodemografiche.

Frequenza di contatti con il medico

La soddisfazione è associata al numero di contatti con il Mmg. Maggiore contatto = maggiore soddisfazione. Non vi sono state grosse variazioni nel numero dei contatti rispetto all’anno precedente. Tra i soddisfatti il contatto è costituito da un mix di contatto personale e contatto a distanza, mentre tra gli insoddisfatti è prevalentemente a distanza. Nell’ultimo anno è aumentato il numero delle consultazioni a distanza per tutti, ma in misura maggiore tra i non soddisfatti. Chi è soddisfatto ha contatti più frequenti con il Mmg. Negli ultimi dodici mesi, i soddisfatti in media (complessiva) hanno avuto 7 contatti contro il 5,4 degli insoddisfatti. Il confronto con l’anno precedente mostra che la maggioranza ha mantenuto le stesse frequenze di consultazione, sia tra i soddisfatti che i non soddisfatti(anche se tra in non soddisfatti il 22% ha riscontrato una diminuzione dei contatti contro il 14% dei soddisfatti) .

Come è vista la figura del medico

La relazione di familiarità/estraneità ha avuto un cambiamento in quest’ultimo anno: per gli insoddisfatti il Mmg si è allontanato, mentre per i soddisfatti ha mantenuto la familiarità o è addirittura diventato più familiare. Per chi è insoddisfatto il medico è esclusivamente una figura burocratica, molto estranea. Per chi è soddisfatto è una figura familiare che fa da guida nei bisogni relativi alla salute. Chi non è soddisfatto del Mmg mette in evidenza come sia diventato una figura più estranea. Chi è soddisfatto non ha rilevato cambiamenti e per il 26% dichiara che è diventato una figura più familiare.

Modalità di consultazione

Il telefono è la modalità più diffusa, ma anche email e chat non sono trascurabili. L’utilizzo di più forme di contatto è associato ad una maggiore soddisfazione. Negli ultimi 12 mesi sono state introdotte nuove forme, ma chi ha una maggiore soddisfazione le utilizzava già in precedenza. Il principale mezzo di contatto (non in presenza) è costituito dal telefono. L’utilizzo di altri mezzi è diffuso (e-mail e chat in particolare). I mezzi diversi dal telefono mostrano una maggiore incidenza da parte dei più soddisfatti. L’utilizzo di più mezzi da parte dei più soddisfatti si riflette sul numero di modalità totali utilizzate.

Misure contro la pandemia e relazione con Mmg

La risposta alla domanda generale posta alla conclusione della intervista: «Ritiene che le misure adottate per gestire la pandemia abbiano migliorato o peggiorato la qualità della relazione con il suo medico?» restituisce gli stessi risultati delle prime domande relative alla variazione di soddisfazione. Chi è meno soddisfatto, indica un peggioramento importante. Chi è soddisfatto lo era in gran parte anche prima e tanto che il 50% dichiara che la relazione non è variata.

Le domande aperte

Oltre ad aver risposto a tutte le domande appena viste, gli intervistati hanno anche compilato tre domande aperte particolarmente interessanti: perché ritiene che le misure adottate per gestire la pandemia abbiano migliorato la qualità della relazione con il suo medico? Perché ritiene che le misure adottate per gestire la pandemia abbiano peggiorato la qualità della relazione con il suo medico? Cosa suggerirebbe per migliorare la qualità della relazione? Gli argomenti principali che sono emersi sono la velocità e comodità: le misure adottate hanno permesso di ridurre i tempi di attesa e rendere i servizi più efficaci. Ricetta elettronica: le prescrizioni inviate via email e il fascicolo sanitario elettronico rappresentano un’innovazione che semplifica e velocizza i processi. Nuovi mezzi tecnologici: con l’introduzione di nuovi canali di comunicazione, quali in particolare la chat, i pazienti percepiscono il medico come più presente e vicino.

 

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