Tutto sulla Nordic Diet: la dieta che arriva dal Nord Europa

La dieta nordica aiuterebbe a perdere peso più facilmente: è quanto emerso da un recente studio che ha analizzato l’effetto della dieta nordica sul peso, la circonferenza addominale e la percentuale di grasso corporeo in 774 partecipanti, paragonandoli a gruppi di controllo. Sembrerebbe, infatti, che un’alimentazione basata sui principi della Nordic diet possa dare risultati più rapidi nel miglioramento dell’indice di massa corporea, rispetto ad altri modelli alimentari, anche se gli effetti sulla composizione corporea necessitano di ulteriori approfondimenti (1).

Di cosa si tratta?

La dieta nordica è un regime alimentare basato sul consumo di prodotti locali tipici dei Paesi del Nord Europa: Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia e Islanda.

I principi della Nordic Diet (2) sono legati alla valorizzazione degli ingredienti della tradizione locale e sostenibili, con uno sguardo attento alla salute. Infatti, le linee guida suggeriscono l’assunzione di più calorie da alimenti vegetali e meno da fonti animali, prediligendo legumi, patate e cereali integrali. Inoltre, i grassi derivano principalmente da frutta secca, semi e olio di canola; sono privilegiate le fonti proteiche da pesci di lago e mare, e, parallelamente, è consigliato un consumo moderato di carne rossa. Alla base della dieta ci sono alimenti autoctoni e selvatici: frutti di bosco, funghi ed erbe selvatiche sono, infatti, inseriti nell’alimentazione giornaliera. È infine sconsigliato il consumo di alimenti processati, carni trasformate e prodotti confezionati, ricchi di zuccheri aggiunti e conservanti.

Infine, in generale, la dieta nordica è basata sul consumo di ingredienti biologici e la cui produzione sia considerata a basso impatto ambientale.

Differenze con la Dieta Mediterranea

La dieta nordica si avvicina a quella mediterranea per il forte legame con i prodotti del territorio, ma è per questo motivo che si riscontrano anche ovvie differenze nei due regimi alimentari. La principale fonte di grassi nella dieta mediterranea è, infatti, l’olio extravergine d’oliva, che nei Paesi nordici non si trova a livello locale ed è normalmente sostituito da olio di canola, frutta secca e semi. Allo stesso modo tra i due modelli ci sono numerose differenze su tutti i prodotti agricoli in generale, molto differenziati nelle diverse aree climatiche.

Relativamente ai vantaggi sulla salute, lo studio EPIC-Potsdam (3) ha evidenziato che la Nordic Diet mostrerebbe un possibile effetto benefico sulla salute cardiovascolare, ma statisticamente poco rilevante rispetto a quello della dieta mediterranea. Infatti, l’analisi condotta su 27.548 soggetti seguiti per più di 10 anni, ha dimostrato che la dieta nordica non apporterebbe benefici significativi nella prevenzione di infarto miocardico e ictus, mentre il modello alimentare mediterraneo sembrerebbe associato ad un minor rischio di sviluppo del diabete di tipo 2 e, quindi, ad una prevenzione delle cardiopatie ischemiche (3).

New Nordic Diet

Negli ultimi anni si sta parlando molto della dieta nordica e l’attenzione verso questo tipo di alimentazione è cresciuta significativamente. Ciò è probabilmente correlato all’introduzione del concetto di nuova dieta nordica (New Nordic Diet) da parte di un gruppo di nutrizionisti dell’Università di Copenhagen in collaborazione con gli chef del famoso ristorante danese NOMA (due stelle Michelin), con l’obiettivo di rivoluzionare la cucina dei Paesi nordici, rendere allevamento e agricoltura più sostenibili, controllare il tasso di obesità e migliorare la salute pubblica. La new nordic diet si pone come uno stile di vita che richiama ritmi lenti, cibo stagionale e tutela dell’ambiente.

La nuova dieta nordica è stata diffusa anche attraverso il progetto OPUS (4), uno studio condotto su 834 ragazzi in età scolare (8-11 anni) con l‘obiettivo di analizzare l’effetto dell’introduzione nella dieta di pasti studiati secondo i principi del modello nordico. L’analisi ha mostrato una miglior distribuzione di nutrienti e micronutrienti nei pasti elaborati a partire dal modello alimentare della New Nordic Diet, rispetto ai pasti abitualmente consumati dai partecipanti.

 

Fonti: 

  1. Ramezani-Jolfaie, N., Mohammadi, M., & Salehi-Abargouei, A. (2019). Effects of a healthy Nordic diet on weight loss in adults: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled clinical trials. Eating and Weight Disorders-Studies on Anorexia, Bulimia and Obesity, 1-10.
  2. Mithril, C., Dragsted, L. O., Meyer, C., Blauert, E., Holt, M. K., & Astrup, A. (2012). Guidelines for the new Nordic diet. Public health nutrition, 15(10), 1941-1947.
  3. Galbete, C., Kröger, J., Jannasch, F., Iqbal, K., Schwingshackl, L., Schwedhelm, C., … & Schulze, M. B. (2018). Nordic diet, Mediterranean diet, and the risk of chronic diseases: the EPIC-Potsdam study. BMC medicine, 16(1), 1-13.
  4. Andersen, R., Biltoft-Jensen, A., Andersen, E. W., Ege, M., Christensen, T., Ygil, K. H., … & Tetens, I. (2015). Effects of school meals based on the New Nordic Diet on intake of signature foods: a randomised controlled trial. The OPUS School Meal Study. British Journal of Nutrition, 114(5), 772-779.

Boom telemedicina: nuovi strumenti e orizzonti per la digital health con Connext Telemedicina

Quella che fino pochi anni fa appariva come un’opportunità promettente e in lenta crescita, è diventata il fenomeno trasformativo della “nuova” sanità: la pandemia da Covid-19 ha dato enorme accelerazione all’utilizzo della telemedicina, dando vita allo sviluppo e all’adozione di soluzioni digitali in grado di abbattere le distanze tra medici e pazienti e garantire allo stesso tempo la massima sicurezza. Oggi questa evoluzione sta portando le aziende sanitarie a rimodulare l’erogazione ai servizi, con l’obiettivo di assicurare la cura e l’assistenza attraverso strumenti digitali accessibili e di facile utilizzo – non solo per i soggetti colpiti dal Covid-19 - ma per tutti i pazienti, in particolare quelli più fragili o cronici.

Non si tratta di timidi tentativi o semplici iniziative di sensibilizzazione, ma di un cambiamento reale che si sta attuando all’interno del Sistema Sanitario Nazionale: risale a dicembre 2020 l’approvazione, da parte della Conferenza Stato-Regioni, del documento del Ministero della Salute che definisce le regole per l’erogazione delle prestazioni di telemedicina. È stato un grande passo: oggi la telemedicina è finalmente un’attività ufficialmente riconosciuta, tariffata e rendicontata, alla pari dei servizi sanitari erogati sinora.

In particolare, il documento definisce in dettaglio ognuna delle modalità di prestazione (televisita, teleconsulto, teleconsulenza, teleassistenza) e stabilisce, per esempio, come le prestazioni in televisita possano essere erogate a pazienti già inseriti in un percorso di cura nel caso in cui non sia necessario l’esame obiettivo. In ogni caso, spetta sempre al medico decidere come utilizzare gli strumenti di telemedicina in favore del paziente, con l’opportunità di avvalersene anche per le attività di monitoraggio e di rilevazione dei parametri clinici.

Non è difficile riconoscere i vantaggi introdotti dalle prestazioni sanitarie “a distanza”, più che mai nel contesto attuale. Ma cosa ne pensano medici e pazienti? Una ricerca dell'Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano ha messo in luce come la classe medica sia consapevole delle potenzialità e favorevole all’utilizzo dei nuovi strumenti digitali: un medico di medicina generale su tre utilizzava almeno una soluzione di telemedicina già prima dell'emergenza epidemica, mentre il 62% di quelli che non ne facevano uso ha intenzione di farlo in futuro. Relativamente agli specialisti, tre su quattro ritengono che la telemedicina sia stata decisiva nella fase di emergenza: il 34% già ne usufruiva in passato mentre il 36% intende iniziare presto a farne uso.

Anche i cittadini reclutati nell’indagine hanno mostrato apertura e interesse per la telemedicina: uno su tre vorrebbe sperimentare una televisita con il proprio medico di famiglia e il 29% con lo specialista, mentre il 29% risulta interessato soprattutto al servizio di telemonitoraggio.

Nello scenario in rapida crescita della digital health, Sprim contribuisce alla salute dei pazienti e al progresso del settore con CONNEXT TELEMEDICINA, la prima piattaforma di telemedicina privacy first sviluppata con i medici pensata non solo come soluzione per affrontare l’attuale fase di emergenza, ma soprattutto come innovativo strumento per favorire l’evoluzione del rapporto medico-paziente.

La piattaforma si propone in primo luogo come alleato per il medico di medicina generale e dello specialista, che con CONNEXT potranno disporre di uno strumento multifunzione, mobile-friendly e dalla user experience piacevole e intuitiva per gestire le visite – a distanza o in presenza – mantenendo un contatto costante e sicuro con i pazienti, ora così come in futuro.

Contattaci se vuoi saperne di più.

 

Fonti: