Una cosa è certa: l’anno e mezzo di tempo pandemico ha inciso profondamente sul rapporto fra i medici di famiglia e i loro assistiti. Se la tecnologia per alcuni di noi è venuta in soccorso all’impossibilità di frequentare ambulatori o di ricevere visite a domicilio, per altri invece ha allargato il fossato della relazione con il proprio medico. Per capire meglio quanto e come sia variato questo rapporto, Corriere Salute ha promosso un sondaggio su Corriere.it a cui hanno risposto oltre 5mila lettori. Ci si è chiesto se la frequenza, l’intensità, la tipologia di relazione sia mutata. Se i rapporti siano stati facili o difficili, se si siano introdotte nuove modalità o strumenti di relazione anche legati alla tecnologia e alla interconnessione. Al Tempo della Salute ne abbiamo parlato con Valentina Di Mattei, responsabile Psicologia clinica, Ospedale San Raffaele, Università Vita e Salute, Milano; Antonella Ferrari, medico di Medicina generale, Milano; Alan Pampallona, direttore Fondazione Giancarlo Quarta con la moderazione di Luigi Ripamonti. Su un punto tutti si sono dichiarati d’accordo: indietro, ormai, non si torna.

Metodologia

«L’obiettivo era misurare e capire gli effetti della pandemia sulla relazione medico e paziente, in particolare del medico di medicina generale, che a causa del distanziamento è cambiata ancora di più», ha premesso Pampallona. «Tre gli elementi intorno al quale si muove il sondaggio: il paziente come si percepiva e le variazioni della percezione del proprio medico e infine una serie di domande aperte sul miglioramento e i peggioramenti che aveva portato questa situazione e i suggerimenti». La ricerca utilizza un questionario CAWI proposto ai lettori di Corriere. La partecipazione era spontanea e senza incentivi. Il messaggio di invito era trasparente: si invitava a rispondere ad una survey sulla relazione tra medico e paziente. Complessivamente si sono raccolti circa 5.757 questionari suddivisi tra le varie fonti. Di questi, circa 4.800 rispondenti hanno consultato il medico negli ultimi docici mesi e hanno risposto alle domande relative alla relazione tra medico e paziente. L’età media di partecipanti è di 60 anni, ben distribuito fra uomini e donne, più del Nord Ovest, alto livello scolastico e professionalmente molto attivi. I temi affrontati nel questionario: percezione del proprio stato di salute; utilizzo del proprio medico negli ultimi 12 mesi: frequenza e motivi; non utilizzo del medico: motivi; soddisfazione verso il proprio medico e variazione nell’ultimo anno; soddisfazione per gli aspetti di assistenza; soddisfazione per gli aspetti di relazione; adozione di nuove forme di comunicazione. Le conclusioni? «La pandemia, ma credo non solo nella relazione medico paziente, non è stata la causa di una crisi, ma più una lente di ingrandimento che ha messo in evidenza determinati aspetti, è stato un detonatore da un parte o un aggregatore di certi elementi dall’altra. Si sono evidenziati mondi diversi e prospettive diverse anche su dati oggettivi come il numero troppo elevato di assistiti: chi è insoddisfatto dice bisogna sgravare il medico, chi è insoddisfatto dice che è una scusa per non interagire con il paziente. Cito Domenico Modugno: la distanza, il distanziamento è come il vento spegne i fuochi e le relazioni deboli, alimenta quelle forti».

Medici burocrati?

La domanda d’obbligo ad Antonella Ferrari. «Sono medico di medicina generale da 22 ani ed è stata una scelta professionale voluta e decisa con grande impegno — ha detto — . La pandemia ha modificato la nostra attività, ma anche in modo positivo. I miei pazienti mi possono contattare via WhatsApp. Su 100 medici, 50 magari non li trovi ma 50 sì e di questi non si parla mai. Poi sicuramente l’assenza di un medico è una cosa inqualificabile ma non tutti lavorano così. Questi sistemi tecnologici hanno consentito di essere contattati da pazienti che prima non sentivi, ad esempio gli adolescenti. Inoltre mi ha stupito constatare che questi canali digitali non erano utilizzati solo da ragazzi o da persone di mezza età ma anche della terza età. Credo che i dati del sondaggio dimostrino che o tu ce l’hai questo rapporto medico-paziente o non ce l’hai. Se ce l’hai, è bello. La tecnologia ha consentito nella distanza fisica di avere una vicinanza morale che se svolgi bene il tuo lavoro, è unica».

La tecnologia e l’allontanamento

Valentina Di Mattei ha proposto una riflessione «sul campo» nella sua esperienza ospedaliera. «La telemedicina è di fatto uno strumento della cura e in questo anno e mezzo effettivamente l’abbiamo studiata e approfondita perché, in quanto strumento, rientra in un concetto molto caro alla psicologia che è il “setting”, cioè quella specie di cornice a tutte le relazioni sanitarie che facilita lo svolgersi della relazione. Regole fondamentali del setting che tornano utili: la neutralità e la distanza». Anche e soprattutto intesa come distanza relazionale: quanto bisogna essere vicini al paziente perché la relazione sia efficace. Siamo andati a cercare il tema della distanza in medicina e sono finita ad Ippocrate che descrive l’agire medico in tre atti : tocco (diagnosi), rimedio (terapia) e parola (dialogo). Nella medicina recente abbiamo visto un allontanamento del medico dal malato e il primo è la diagnostica. Nell’era ipertecnologica in cui viviamo hanno fatto sì che il medico abbia fatto un passo indietro rispetto alla semeiotica attraverso il tocco. Il secondo allontanamento del medico dal paziente probabilmente è quello che stiamo vedendo adesso attraverso la telemedicina: gli effetti però i studieremo o e li capiremo nel tempo».

Il cambiamento in ospedale con la telemedicina

All’ospedale San Raffaele di Milano, dove la professoressa Di Mattei lavora, la telemedicina è stata introdotta dal 2018. «Nel 2019 eravamo pronti. I pazienti che sono andati in ospedale si sono ritrovati immediatamente da soli. Attraverso la telemedicina abbiamo avuto possibilità di mettere in contatto i pazienti in isolamento con le famiglie. La telemedicina è qualcosa che in questo momento preserva di più la relazione medico paziente. Abbiamo iniziato ad usarla anche con il personale sanitario, come supporto.. Ho avuto diverse persone molto giovani tra cui uno infermiere di 22 anni, laureato a gennaio 2020 e inserito in reparto Covid a febbraio. Mi raccontava un’esperienza professionale particolarmente “tosta” . Abbiamo cominciato in ospedale e poi lui ha continuato da casa. Il fatto di poter entrare fisicamente anche nelle case e nelle camere, grazie alla telemedicina, è per noi una cosa nuova e aiuta nella relazione».

Percezione del proprio stato di salute

Prima di approfondire la relazione con il medico, si è chiesto all’intervistato che stato d’animo provasse pensando alla propria condizione di salute. Si è fatto scegliere tra 5 coppie di situazioni opposte: impaurito o rassicurato, trascurato o sicuro «Cominciano a delinearsi due mondi: ci sono una serie di pazienti pessimisti su tutte le situazioni delineate e un’altra serie ottimisti», ha spiegato Pampallona. Le risposte degli intervistati sembrano dividersi in parti quasi uguali tra negativi, neutri e positivi. I rispondenti hanno mantenuto lo stesso tipo di risposta anche tra i diversi item. Il confronto con genere e età mostra che l’età non è associata a gradi diversi di ottimismo mentre il genere lo è ma in misura minima: le donne sono leggermente più «negative». Un altra variabile legata ad una migliore percezione del proprio stato di salute è il reddito.

Soddisfazione per il proprio medico. Soddisfazione generale

Come prima domanda relativa alla soddisfazione per il proprio medico è stato chiesto un giudizio generale e una misura della variazione nell’ultimo anno. Anche in questo caso , come nella domanda sullo stato di salute, vi è una suddivisione in due gruppi abbastanza bilanciati numericamente: 47% è soddisfatto e il 35% è insoddisfatto (tra molto insoddisfatto e insoddisfatto). Leggermente diversa è la risposta alla domanda sulla variazione di soddisfazione nell’ultimo anno: in questo caso prevalgono il peggioramento e la non variazione della situazione. Ma qual è la relazione tra soddisfazione attuale e variazione nell’ultimo anno? Se si incrociano le due variabili si nota che: chi oggi è insoddisfatto dichiara che la propria insoddisfazione è peggiorata nell’ultimo anno; chi oggi è soddisfatto dichiara di avere migliorato o mantenuto uguale la propria soddisfazione. Cerchiamo di capire il perché.

L’assistenza

Si sono indagati più nel dettaglio quali fossero i livelli di soddisfazione per le diverse componenti dell’assistenza fornita dal medico di medicina generale (Mmg). Il risultato non si discosta da quanto visto prima e si riconoscono ancora due segmenti distinti di pazienti. Uniche componenti che si distinguono un poco sono: velocità di evasione delle pratiche con maggiori valori positivi; assistenza a domicilio con maggiore presenza di valori negativi.

La relazione

Ulteriore approfondimento della soddisfazione per il proprio medico è costituito dalle componenti della relazione. Anche qui il risultato non si discosta da quanto visto prima: i pazienti si dividono in due gruppi distinti. Da notare che anche gli aspetti relazionali sono estremamente associati fra loro, cioè: chi è soddisfatto è soddisfatto di tutti gli aspetti relazionali, viceversa chi non è soddisfatto esprime una critica su tutti gli aspetti. Anche per gli aspetti relazionali i valori di variazione sono minimi. Solo la garanzia di un contatto sicuro nel tempo ha un peggioramento maggiore degli altri (forse la difficoltà di contatto con medico di questi ultimi 12 mesi ha influenzato la componente).

Relazione tra stato di salute, assistenza e relazione

Dall’analisi congiunta delle variabili di stato di salute, assistenza e relazione si nota che le persone che danno valori positivi allo stato di salute sono anche le stesse che sono soddisfatte dei vari aspetti della relazione con il medico. Quindi i pazienti si possono suddividere in due gruppi distinti: un primo gruppo è costituito da soggetti soddisfatti del proprio medico in generale e nei diversi aspetti assistenziali e relazionali. Queste persone hanno anche tendenzialmente una visione positiva del proprio stato di salute e si sentono seguiti curati e motivati. Un secondo gruppo è invece costituito da pazienti insoddisfatti del proprio medico. L’insoddisfazione copre tutti gli aspetti senza particolari differenze e si associa ad una visione più negativa della propria salute: si sentono più trascurati, impauriti e scoraggiati. Resta poi una fascia di soggetti che si pone nella intermedia del «né soddisfatto, né insoddisfatto» , ma è un gruppo minore che approssimativamente copre un quarto circa degli intervistati. Il giudizio sul medico non è associato a specifiche differenze sociodemografiche.

Frequenza di contatti con il medico

La soddisfazione è associata al numero di contatti con il Mmg. Maggiore contatto = maggiore soddisfazione. Non vi sono state grosse variazioni nel numero dei contatti rispetto all’anno precedente. Tra i soddisfatti il contatto è costituito da un mix di contatto personale e contatto a distanza, mentre tra gli insoddisfatti è prevalentemente a distanza. Nell’ultimo anno è aumentato il numero delle consultazioni a distanza per tutti, ma in misura maggiore tra i non soddisfatti. Chi è soddisfatto ha contatti più frequenti con il Mmg. Negli ultimi dodici mesi, i soddisfatti in media (complessiva) hanno avuto 7 contatti contro il 5,4 degli insoddisfatti. Il confronto con l’anno precedente mostra che la maggioranza ha mantenuto le stesse frequenze di consultazione, sia tra i soddisfatti che i non soddisfatti(anche se tra in non soddisfatti il 22% ha riscontrato una diminuzione dei contatti contro il 14% dei soddisfatti) .

Come è vista la figura del medico

La relazione di familiarità/estraneità ha avuto un cambiamento in quest’ultimo anno: per gli insoddisfatti il Mmg si è allontanato, mentre per i soddisfatti ha mantenuto la familiarità o è addirittura diventato più familiare. Per chi è insoddisfatto il medico è esclusivamente una figura burocratica, molto estranea. Per chi è soddisfatto è una figura familiare che fa da guida nei bisogni relativi alla salute. Chi non è soddisfatto del Mmg mette in evidenza come sia diventato una figura più estranea. Chi è soddisfatto non ha rilevato cambiamenti e per il 26% dichiara che è diventato una figura più familiare.

Modalità di consultazione

Il telefono è la modalità più diffusa, ma anche email e chat non sono trascurabili. L’utilizzo di più forme di contatto è associato ad una maggiore soddisfazione. Negli ultimi 12 mesi sono state introdotte nuove forme, ma chi ha una maggiore soddisfazione le utilizzava già in precedenza. Il principale mezzo di contatto (non in presenza) è costituito dal telefono. L’utilizzo di altri mezzi è diffuso (e-mail e chat in particolare). I mezzi diversi dal telefono mostrano una maggiore incidenza da parte dei più soddisfatti. L’utilizzo di più mezzi da parte dei più soddisfatti si riflette sul numero di modalità totali utilizzate.

Misure contro la pandemia e relazione con Mmg

La risposta alla domanda generale posta alla conclusione della intervista: «Ritiene che le misure adottate per gestire la pandemia abbiano migliorato o peggiorato la qualità della relazione con il suo medico?» restituisce gli stessi risultati delle prime domande relative alla variazione di soddisfazione. Chi è meno soddisfatto, indica un peggioramento importante. Chi è soddisfatto lo era in gran parte anche prima e tanto che il 50% dichiara che la relazione non è variata.

Le domande aperte

Oltre ad aver risposto a tutte le domande appena viste, gli intervistati hanno anche compilato tre domande aperte particolarmente interessanti: perché ritiene che le misure adottate per gestire la pandemia abbiano migliorato la qualità della relazione con il suo medico? Perché ritiene che le misure adottate per gestire la pandemia abbiano peggiorato la qualità della relazione con il suo medico? Cosa suggerirebbe per migliorare la qualità della relazione? Gli argomenti principali che sono emersi sono la velocità e comodità: le misure adottate hanno permesso di ridurre i tempi di attesa e rendere i servizi più efficaci. Ricetta elettronica: le prescrizioni inviate via email e il fascicolo sanitario elettronico rappresentano un’innovazione che semplifica e velocizza i processi. Nuovi mezzi tecnologici: con l’introduzione di nuovi canali di comunicazione, quali in particolare la chat, i pazienti percepiscono il medico come più presente e vicino.

 

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