La sempre più forte presenza delle tecnologie nella nostra vita, nelle nostre case e nelle nostre stesse mani sta coinvolgendo sempre più consumatori nella fruizione dei vantaggi offerti dall’innovazione anche per intraprendere percorsi e stili di vita sani e consapevoli. Le persone sono sempre più connesse e informate: navigano siti e scaricano applicazioni per controllare il proprio stato di salute, ad esempio per monitorare il proprio sonno, l’attività fisica giornaliera, le calorie assunte con un pasto, i prodotti più idonei in caso di allergie o intolleranze alimentari, o di diete particolari. Basti pensare che, sono oltre otto milioni gli italiani che utilizzano applicazioni installate su smartphone e tablet per monitorare o migliorare il loro stato di salute e circa 700 mila per ricevere suggerimenti circa un’alimentazione più sana. Conoscere e scegliere strumenti capaci di indurci a fare scelte alimentari salutari è sicuramente la strada giusta da percorrere. Vediamo perché. Da un recentissimo studio pubblicato sulla rivista JAMA Internal Medicine del Centro di Ricerca di Epidemiologia e Statistica dell’Università di Parigi, si fa luce sulla maggiore incidenza di diabete per i cibi ultra processati. Nello specifico, il rischio aumenterebbe del 15% per ogni incremento del 10% del consumo giornaliero di alimenti ultra processati. Al contrario, lo studio associa il consumo di alimenti non industriali o solo poco processati a una riduzione del rischio di diabete di circa il 10%. Risultati che si aggiungono alla già consistente mole di ricerche degli ultimi anni, che attribuiscono proprio a un eccessivo consumo di prodotti ultra-processati una possibile responsabilità nell’epidemia globale di obesità e patologie croniche correlate alla dieta. Risulta dunque necessario sviluppare strumenti digitali capaci di rendere consapevole il consumatore, permettendogli una lettura immediata dell’etichetta e guidandolo nella scelta dei migliori alimenti salutari o allineati alle loro esigenze.

 

Etichette alimentari: ma quanti le leggono davvero e in modo corretto?

Abbiamo appreso come i consumatori italiani siano una popolazione sempre più consapevole quando si parla di salute e alimentazione. Siamo però sicuri che leggano le etichette alimentari prima di un acquisto? Qual è la differenza tra “a basso contenuto calorico” e “a ridotto contenuto calorico” o ancora, “fonte di fibre” e “ad alto contenuto di fibre”? Sono tutte indicazioni nutrizionali di facile interpretazione per gli addetti ai lavori ma non così scontate per i consumatori. Diversi studi e una revisione sistematica della letteratura e meta-analisi mostrano come i claim tendano a essere interpretati male, portando talvolta il consumatore a sovrastimare i contenuti di alcuni nutrienti e a incentivarne il consumo, indipendentemente dall’effettiva qualità nutritiva del prodotto. L’attuale modello di etichettatura nutrizionale, per quanto rigidamente normato e applicato trasversalmente alla stragrande maggioranza dei prodotti alimentari, non sempre consente ai consumatori una facile lettura e comprensione delle informazioni riportate sulle confezioni, sono i dati a riferirlo: 22% dei consumatori sopra i 45 anni e dall’11% dei giovani. Un dato molto negativo, considerando che sarebbe possibile migliorare significativamente la qualità della dieta modificando in meglio le preferenze di prodotto, anche senza cambiare le proprie abitudini alimentari (ChoEasy: a new tool developed to encourage healthier food choices, pag 158). E se i nativi digitali non leggono le etichette è allora necessario trovare metodi alternativi di educazione alimentare che parlino la loro stessa lingua.

 

Il ruolo delle app per acquistare consapevolmente

È necessario capire in modo smart e altamente intuitivo se un determinato prodotto è adatto a me, se posso o non posso mangiarlo o se contiene sostanze e/o nutrienti a cui sono intollerante. Ma non solo, proviamo a pensare a tutti quei consumatori vegani o vegetariani o che semplicemente desiderano acquistare prodotti senza determinati ingredienti non graditi. Anche loro pur non avendo un’allergia o un’intolleranza specifica devono poter eliminare o aggiungere nutrienti agli alimenti che vogliono acquistare con semplicità, senza imbattersi in etichette lunghe, scritte in piccolo e difficili da leggere. Ci vengono in soccorso le app capaci di scannerizzare il codice a barre della confezione e mostrare in un “tap” al consumatore la qualità salutistica del prodotto e se adatto o meno al suo regime alimentare. In un futuro sempre più prossimo non ci basterà conoscere la qualità di un prodotto rispetto a un altro in maniera impersonale, anzi, avremo la necessità di settare le nostre preferenze alimentari, tenere sotto controllo la nostra dispensa in un unico spazio virtuale capace di fornirci consigli alimentari personalizzati. Una sorta di virtual eating coach, una guida personale agli acquisti che impara a conoscere le nostre preferenze alimentari giorno dopo giorno.